Un bonus come un tesoro nascosto nelle pieghe più recondite del contratto collettivo: un benefit importantissimo, che molti ignorano e che pochi sfruttano.
Ogni cittadino italiano ha diritto a cure sanitarie adeguate. La salute è tutelata come diritto fondamentale dalla Costituzione. Ed è dunque garantita, in parte gratuitamente, dal Servizio Sanitario Nazionale. Nello specifico, la Costituzione insiste sul concetto di accesso universale alle prestazioni sanitarie. Ciò significa che tutti, indipendentemente dal reddito e dalla loro posizione nella società, devono essere curati.

In effetti, la Sanità italiana offre moltissime cure gratuite. O con ticket, in alcuni casi. Non si pagano le cure essenziali. Cioè il pronto soccorso, i ricoveri, le vaccinazioni e le prestazioni di medicina di base. Per visite specialistiche e diagnostiche, invece, si paga il ticket. Anche se sono previste esenzioni per reddito, età e patologie croniche. Poi ci sono le prestazioni sanitarie integrative, che possono essere garantite da assicurazioni o diritti acquisiti.
Anche la maggior parte dei lavoratori dipendenti nel nostro Paese ha diritto a dei benefit sanitari integrativi. Bonus spesso previsti dal contratto collettivo nazionale di lavoro, il CCNL. Non abbiamo a che fare con gentili e liberali concessioni da parte dei datori di lavoro, ma con veri e propri obblighi contrattuali. Ogni CCNL prevede infatti l’iscrizione a un fondo sanitario integrativo. Come per esempio il Fondo Est, il Sanimoda, il fondo FASDAC, e altri, a seconda del settore.
Come sfruttare il bonus sanitario previsto nel proprio contratto collettivo di lavoro
Funziona così: l’azienda versa una quota mensile e il lavoratore acquisisce il diritto a prestazioni sanitarie aggiuntive rispetto al Servizio Sanitario Nazionale. Insomma, un benefit sanitario che, se attivato, può valere centinaia di euro l’anno. Il problema è che il datore di lavoro non ha alcun interesse a pubblicizzare tale possibilità. E, quindi, è difficile che il bonus inserito nel contratto collettivo sia reso noto ai dipendenti.
Dunque, un impiegato, avendo ottenuto il lavoro e ricevendo una busta paga, dovrebbe sapere che la propria posizione, così come specificato dal CCNL, gli dà diritto a varie prestazioni sanitarie gratuite o rimborsate. Ciò accade grazie ai fondi sanitari integrativi, come il già citato Fondo Est, che nascono da accordi sindacali e datoriali.

Sono bonus pensati per migliorare il welfare aziendale. Il punto è che nessuno glielo dice, al povero dipendente, che potrebbe sfruttare questi bonus previsti dal contratto collettivo. Perché? Perché non conviene, dato che ogni visita prenotata, ogni rimborso richiesto, è un costo per l’azienda o per il fondo. E, ignaro degli proprio diritto, il lavoratore continuerà così a pagare di tasca propria le visite specialistiche, le analisi e le cure dentistiche.
Bisogna però sapere che basta attivare il portale del fondo sanitario per ricevere prestazioni gratuite e rimborsi. Il CCNL può per esempio prevedere il rimborso per visiti specialistiche e check-up completi. Può anche coprire le spese per le cure odontoiatriche o per prendere degli occhiali nuovi. E, alla fine, il risparmio annuo può arrivare a 800 euro. I contributi versati al fondo non concorrono a formare reddito imponibile, entro certi limiti. Quindi il lavoratore non ci paga tasse sopra.
Per attivare i fondi sanitari integrativi previsti dal proprio CCNL, bisogna registrarsi al portale del fondo sanitario indicato dal contratto. Poi verificare l’iscrizione tramite la propria azienda o consultando la busta paga, e seguire tutte le istruzioni per accedere alle prestazioni. In alcuni casi, l’iscrizione è automatica, ma va comunque attivata manualmente dal lavoratore.





