Ognuno di noi convive con delle avversioni intense e spesso irrazionali verso cose, situazioni o comportamenti altrui. Ecco le idiosincrasie di chi è troppo sensibile.
Le avversioni verso oggetti, suoni, parole, odori o usi sono reazioni emotive o cognitive, spesso di natura comportamentale, che esprimono la peculiarità dell’individuo. Potremmo quasi dire che ciò che ci mette a disagio ci definisce. Spesso si prova avversione profonda verso alcune cose o situazioni senza una causa razionale apparente. E, in genere, le idiosincrasie non sono necessariamente intese patologiche. Possono insomma essere semplici tratti di personalità.

Ecco perché alcune intolleranze possono anche rivelare una personalità particolarmente sensibile. La psicoanalisi, in genere, tende a interpretare le idiosincrasie come manifestazioni simboliche di esperienze infantili importanti o di traumi. Per la psicologia cognitiva, invece, le avversioni più tenaci sono reazioni legate a schemi mentali e a bias percettivi. A livello più pratico, è indubbio che certe avversioni possano dipendere da un’iperattività sensoriale o da uno squilibrio nella gestione del carico emotivo.
L’intollerante verso certe cose è solo una persona troppo sensibile: la spiegazione della psicologia
Ci sono persone che non sopportano assistere a liti altrui e che non tollerano la confusione. C’è poi chi non riesce a digerire la freddezza altrui o il repentino cambio d’umore del referente. E, di solito, queste persone sono le stesse che proprio non riescono a sopportare la maleducazione o il turpiloquio. Poi, è molto diffusa l’idiosincrasia nei confronti della mancanza di risposte a domande circostanziate.
Se ci si riconosce in queste avversioni, probabilmente si può essere descritti come persone un po’ troppo sensibili. L’idiosincrasia in sé è quasi sempre espressione di una particolare sensibilità psicologica e, come abbiamo detto, non per forza in senso patologico. L’intolleranza verso cose che tutti gli altri sopportano senza problemi può infatti essere un segnale di una spiccata reattività emotiva. O di una più profonda attenzione al contesto relazionale.

Quando l’avversione si concentra sul comportamento di una persona specifica, come un partner o un familiare, potrebbe entrare in gioco una sorta di intolleranza verso la dissonanza comunicativa o affettiva. Ci sono cinque aspetti chiave da valutare. L’incapacità di sopportare i rumori, le tensioni esterne, le reazioni non logiche o interpretabili, i silenzi immotivati, la maleducazione.
L’ipersensibilità rispetto ai rumori, quella alla maleducazione e quella al conflitto sono per esempio forme di idiosincrasie tipiche della persona empatica. Il sensibile percepisce infatti le tensioni altrui, la confusione e il disagio esterno come un problema personale. C’è chi ha una mente caratterizzata da una sensibilità elevata e per questo percepisce stimoli emotivi e ambientali con maggiore intensità rispetto a tutti gli altri. C’è poi chi ha una forte empatia e si immedesima più facilmente negli altri, anche in situazioni di tensione.
Tale tipo di sensibilità è, da un punto di vista psicologico, un aspetto dell’intelligenza emotiva. Chi si stressa o subisce forti idiosincrasie spesso riconosce e gestisce le proprie emozioni e quelle altrui con una finezza estrema. Il problema è quando questa sensibilità si trasforma in neuroticismo. Ovvero una tendenza all’instabilità emotiva e alla vulnerabilità allo stress che espone la persona alla frequente esperienza di emozioni negative. Come l’ansia, la rabbia, l’insoddisfazione, la tristezza o il senso di colpa.