Ermal Meta, cantautore di successo della scena italiana contemporanea, convive con un dramma emotivo profondo.
Una storia personale delicata e dolorosa, quella del cantautore. Nato nel 1981 a Fier, in Albania, Ermal Meta ha vissuto i suoi primi in un contesto assai complicato: in un Paese ancora sotto il rigido controllo del regime comunista di Enver Hoxha. In quegli anni, l’Albania era una terra povera, corrotta e isolata dal resto del mondo. Ma anche dopo la morte di Hoxha, avvenuta nel 1985, il Paese ha attraversato una lunga fase di disagio, segnata da una profonda crisi economica e da forti tensioni sociali.

In questo clima è cresciuto Ermal Meta, affrontando un dramma nel dramma. Oltre alle difficoltà legate alla situazione del suo Paese, il cantante ha dovuto fare i conti pure con un’infanzia segnata dalla violenza familiare. Suo padre non è stato un genitore presente né amorevole.
Meta ne ha parlato spesso, anche sotto forma di canzone, raccontando di una figura paterna violenta, anaffettiva e autoritaria. Un uomo che, sotto molti aspetti, ha perpetuato un triste cliché generazionale: quello del genitore silenzioso, represso, manesco e incapace di comunicare affetto.
Nel 1994, Ermal è poi partito con la madre per l’Italia, come tanti altri albanesi in fuga da un Paese in crisi. La genitrice, una talentuosa violinista, è stata costretta a reinventare completamente la propria vita per garantire un futuro migliore ai figli. Ha lavorato come colf, lavandaia e poi come assistente ospedaliera…
Il padre di Ermal è invece rimasto in Albania. E non ha mai più cercato il figlio. Meta, quindi, non lo ha più rivisto né sentito. E ancora oggi, per il cantante, non è facile convivere con il ricordo di un padre assente e indifferente.
Il dramma familiare di Ermal Meta: il racconto a Verissimo
Solo grazie alla musica, Ermal Meta è riuscito in parte a elaborare quel dolore. Canzoni come Vietato morire e Lettera a mio padre raccontano il suo vissuto, ma anche una tragedia collettiva. Come spesso accade, quando un artista narra il proprio dolore, riesce a dar voce anche alla sofferenza altrui…

In una recente intervista concessa a Silvia Toffanin nel programma Verissimo, il cantautore ha di nuovo parlato del suo rapporto con il padre, rivelando di non averlo più visto da prima della partenza dall’Albania. In pratica, non lo frequenta dal 1990, quando aveva appena nove anni. “Non lo vedo da 28 anni!”
“Da piccolo mi dicevano che piangere era un problema. Ho scoperto da grande che non è così“, ha chiosato, spiegando di non vergognarsi più di esprimere il proprio dolore.
Ha spiegato che l’uomo era assente anche quando era fisicamente presente. Padre e figlio non parlavano, non avevano alcun contatto. Inoltre, terrorizzava la famiglia con il suo atteggiamento violento. Un uomo sconosciuto procurò poi alla madre di Meta dei passaporti falsi per fuggire. “Due atti di gentilezza hanno salvato quattro vite“, ha raccontato il cantante.