La vostra carriera è cominciata su queste piste.
Nadia: Avevamo tre anni quando abbiamo messo per la prima volta gli sci proprio qui a Montecampione. Nostro padre ha lavorato per trent’anni sulla seggiovia Val Maione e noi abbiamo imparato a sciare stando vicino a lui.
Elena: Eravamo allo stato brado, ma ci divertivamo moltissimo. Poi il maestro di uno sci club ci ha notate. Solo allora è cominciato il nostro percorso: categoria, squadra, le prime gare, le prime vittorie.
Non è stato sempre facile, vero?
Nadia: Se penso ai sacrifici, mi chiedo come abbiamo fatto a rinunciare a tutto quello che le nostre coetanee facevano normalmente. Compagnie, bar, discoteca quasi non esistevamo per noi. Chi segue le gare alla televisione forse non immagina la fatica, l’impegno, le rinunce che stanno dietro. Al mattino andavamo a scuola, poi il pomeriggio su a Montecampione a sciare. La domenica, poi, sveglia alle sei per andare a fare qualche gara.
Una carriera brillante e prestigiosa, quanto drammatica: cadute, distorsioni, fratture e poi il tumore. Elena come ha vissuto il suo rapporto con gli incidenti e la malattia?
Elena: Se penso a tutte le volte che siamo finite in sala operatoria! Forse una ventina. Io la prima operazione l’ho fatta a 13 anni, l’ultima qualche mese fa. Ma un vero sportivo non si abbatte. Si rimbocca le maniche, sa che sarà faticoso, ma è la sola strada possibile. Abbiamo la testa dura e questo ci ha aiutato.
Nadia: Si sono tutti meravigliati e mi hanno chiesto come ho fatto al supergigante di St. Moritz nel gennaio del 2010. Ero caduta e mi ero strappata i legamenti delle ginocchia, faceva un male cane e non riuscivo a stare in piedi. Ma mi sono trascinata lo stesso a bordo pista e ho chiesto al mio allenatore il telefono. Ho chiamato Elena per rassicurarla, ma soprattutto per spiegarle bene la pista. Avevo il terrore che si facesse male come me. Non ho dovuto sforzarmi. I nostri genitori ci hanno tirate grandi così, con questo spirito.
Che progetti avete per il futuro?
Elena: Io e Nadia siamo nel Gruppo sportivo della Guardia di Finanza, Sabrina è nell’Esercito e queste sono belle garanzie. Ma ancora non abbiamo deciso se torneremo a gareggiare o chiuderemo con lo sport agonistico. Credo che Nadia voglia godersi il suo bambino, che ha meno di due mesi.
E Montecampione?
Nadia: A quello non rinunceremo mai. Le piste di qui sono la nostra casa e la nostra vita.